Manuali

 

Manuali di Psicopatologia

Per trovare una vaga linearità che distingua la Psicologia Clinica dal magma imbarazzante delle pseudoscienze bisogna studiare molto, senza poi avere certezze piene in quanto la Psicologia – come la Psichiatria e la Medicina stessa del resto – non può essere definita Scienza, bensì più che altro una Disciplina con un approccio scientifico. Sempre che non si voglia ricadere nel suddetto magma di ciarlatanerie. La Psicologia clinica deve spesso fare riferimento alla Psichiatria, per senza farsi confondere, deleggittimare e sottomettere da essa. In tal senso bisogna fare riferimento a manuali prettamente medici. Fra i più diffusi (mai dire che siano gli unici e i migliori in questi casi!) possiamo citare l’ICD, il DSM e il PDM. Il buono dei manuali medici è che sono a-teorici, o meglio si rifanno a un modello (quello medico) riconosciuto a livello internazionale che si evolve nel tempo grazie a nuove ricerche scientifiche, cosa che in Psicologia non troviamo, in quanto spesso la Psicologia si rifà ai modelli delle molteplici Scuole di Psicoterapia esistenti. Se la Medicina segue fondamentalmente un paradigma scientifico che può venire falsificato da una giusta mole di ricerche, in Psicologia convivono diversi paradigmi scientifici, spesso messi in discussione non tanto da nuove Ricerche in Letteratura, quanto più dalle diverse Scuole di Psicoterapia, spesso impegnate a prevalere l’una sull’altra, anche nei casi in cui dicono le stesse cose, ma con linguaggi diversi. Il PDM ne è un chiaro esempio, in quanto orientato al solo modello psicodinamico.

Possiamo partire dal manuale ICD, in quanto classificazione di tutte le malattie, sia fisiche che psichiche, dove il DSM si concentra solo su quest’ultime. Entrambi questi 2 manuali sono caratterizzati da un approccio descrittivo e fenomenologico, dove si limitano a descrivere i sintomi e forniscono percentuali di incidenza e prevalenza, dando indicazioni su come differenziare un disturbo da un altro. A differenza del PDM, che fa un passo ulteriore – ma determinato dalla Teoria di riferimento – per spiegare anche le cause del Disturbo in questione, gli altri due manuali si limitano alla semplice descrizione del suo funzonamento. L’approccio di questi manuali medici è più asettico, anche se la tanto decantata a-teoricità è poco convincente se pensiemo ad alcuni termini utilizzati. Il DSM, come l’ICD è e resta un manuale medico, dove l’approccio è prevalentemente biologico, annche nel Disturbo Psichico, dove termini quali la genetica, lo squilibrio chimico o vari assetti neurobiologici prevalgono su un approccio più legato alle esperiene di vita, la cultura o le risorse psicologiche delle persone. Non esiste un manuale perfetto, neanche se la sua versione si aggiornasse col contesto culturale in cui è pubblicata. Nel dubbio (aimè!) bisogna sturdiare più manuali del genere, in modo da bilanciarne punti di forza e punti ciechi, senza un approccio che ne esalti uno solo e ricordando che bisogna aggiornarsi per non rimanere indietro coi tempi.